Pablo Neruda - Ode al Vino
Pablo Neruda, il grande poeta cileno del '900, il cantore dell'epica Sudamericana, è anche il celebratore/vate delle piccole cose, l'amante della natura, delle piante e del cibo.
E' da questa passione accesa per la vita in tutte le sue sfumature, dai grandi temi ai dettagli quotidiani, che nascono i libri delle Odi (Le Odi Elementari - Le Nuove Odi Elementari - Il terzo libro delle odi)
Contenuta nelle “Odi elementari”, l’Ode al Vino celebra questa passione come un piacere collettivo, un distillato del mondo, l’immagine dell’amore, un insegnamento per l’uomo.
Il vino è un piacere fatto di luci e ombre, di stelle e di terra, avvolto su se stesso come una chiocciola e disteso come un’onda. E di questi elementi ha i colori ed i profumi. E’ un rito collettivo che riunisce gli uomini dalla vigna al bicchiere.
Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino, stellato figlio
della terra, vino, liscio
come una spada d’oro,
morbido come
un disordinato velluto,
vino inchiocciolato
e sospeso,
amoroso, marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
Il vino, nella sua esistenza, riassume tutte le stagioni e accompagna i diversi momenti della vita dell’uomo. L’inverno ed il pianto, la primavera e la gioia del cuore, il canto e l’ebbrezza della piena estate.
A volte ti nutri di ricordi
mortali, sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo
lacrime passeggere,
ma il tuo bel
vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane
nella tua anima immobile.
Il vino muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri, rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Il vino prefigura e celebra il corpo dell’amata, il sapore dei suoi baci. Diventa corpo di donna, immagine di ricchezza e fertilità, sorgente nel deserto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell’amore aggiunga il suo bacio
Amor mio, d’improvviso
il tuo fianco
è la curva colma
della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell’alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.
Ma il vino non è solo l’estate dei baci e dell’amore, il vino è anche l’autunno della fatica a ricordare all’uomo la sacralità del lavoro che permette di trasmettere alle altre stagioni la gioia del frutto.
Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma amicizia degli esseri,
trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni
goccia d’oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l’autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l’uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.